ORA BASTA

23 maggio 2007, Stadio Spiris Luis, Atene: il Milan supera 2-1 il Liverpool e alza sotto il cielo greco la competizione più ambita per club. Seconda squadra più titolata d’europa con 7 Champions League, rosa con giocatori del calibro di Inzaghi, Seedorf o Kakà. Allenatore,Carlo Ancelotti, capace di arrivare in finale 3 volte dal 2003, con due vittorie.
13 dicembre 2015, il Milan riceve l’Hellas Verona, finisce 1-1. Al di là delle polemiche riguardanti l’arbitraggio,se sei una squadra di caratura internazionale non puoi polemizzare con il direttore di gara se non riesci a vincere in casa con l’ultima in classifica. Conclusione: settimo posto in classifica per la squadra rossonera. Basta questa comparazione a sottolineare come il “club più titolato del mondo” stia attraversando,ormai da 4 anni, un periodo di crisi senza fine. Quest’estate la sontuosa (oramai solo a livello economico) campagna acquisti aveva illuso una piazza abituata ad abbracciare e osannare campioni, palloni d’oro, potenziali campioni in rampa di lancio. La triste realtà in questo momento non è così; con un mercato dominato dal dio denaro, con potenziali valutazioni da centinaia di milioni di euro per giocatori di basso-medio livello, la campagna mediatica di riavvicinamento della tifoseria attuata dal club di via Aldo Rossi in Milano non sta dando i risultati sperati. La bordata di fischi al rientro negli spogliatoi della squadra è l’esempio lampante di come non si possa rifondare un club senza avere,prima di tutto,le idee chiare sul chi puntare (come il caso Jackson Martinez, sfumato quando già era definito anche l’ultimo minimo dettaglio sul suo contratto). Inoltre, l’ ingaggio a cifre esorbitanti di giocatori non abituati a palcoscenici internazionali, o quantomeno a lottare per lo scudetto non fa altro che rendere più amara una situazione già complicata. Comprare giocatori giovani di grande prospettiva, spendendo quasi il totale di un tesoretto  estero (che a proposito, non è ancora arrivato ufficialmente) ,senza affiancargli leader esperti che sappiano guidarli ,non serve proprio a nulla. Il Milan di oggi è una realtà ibrida, formata per metà da calciatori dal carisma discutibile e con un carriera sulla via del tramonto(vedi Zapata o Montolivo),e da l’altra, promesse che aspettano inutilmente il momento di sbocciare in maniera definitiva(Romagnoli o Calabria). E’ chiaro come una situazione così non possa solo che peggiorare, per il povero sergente Sinisa Mihajlovic si prospettano mesi duri da gestire: con una dirigenza fondamentalmente non più abituata a poner al servizio del mister una rosa formata da giocatori selezionati in maniera oculata; una dirigenza più incentrata sul merchandising del club che sui risultati effettivi dello stesso, il cammino verso le posizioni nobili della classifica si fa veramente duro. La notte magica di Atene sembra lontana decadi,era solo il 2007, mentre oggi,nel 2015, del Milan resta solo il nome.

Federico Titone
@fedetitone

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